TRIESTE – Dovrebbe partire entro il 2023 l’investimento dell’Ungheria nella zona sud del porto di Trieste.Lo ha annunciato oggi a Trieste il viceministro a Infrastrutture e Trasporti, Edoardo Rixi, a margine del convegno Risorsa Mare. Il progetto, ampiamente annunciato e dopo una prima fase di interventi di bonifica, sembra infatti languire e proprio a causa di ritardi burocratici attribuibili alla arte pubblica. «Siamo tranquilli, pensiamo che nei prossimi mesi parte l’investimento. Abbiamo garantito si e risorse che i procedimenti. Ieri mattina c’è stata l’apertura per la VIA (valutazione di impatto ambientale, ndr) – ha detto Rixi e penso che in poche settimane si vada a chiudere e quindi crediamo che sia un investimento che entro la fine dell’anno troverà compiutezza». Rixi ha poi evidenziato la centralità del porto di Trieste in relazione ai traffici verso l’Est Europa ma anche verso il Baltico. Proprio per questo Rixi ritiene fondamentale potenziare lo scalo dando risposte.
Positivo anche il pensiero di Peter Garai, amministratore delegato di Adria Port, società di Stato ungherese che si occupa del progetto sul Canale di Zaule nel porto di Trieste. «Siamo ottimisti perché la videoconferenza con i due viceministri ha chiarito come stanno le cose sulla parte del banchinamento e dei dragaggi. Sulla parte di nostra competenza – spiega Garai – stiamo lavorando su qualche indagine ambientale più approfondita, come ci è stato richiesto. I lavori sono in corso e siamo contenti per la disponibilità delle autorità competenti. Un bel progresso è stato fatto negli ultimi mesi». Poco meno di un mese fa, lo stesso Garai aveva spiegato che Adria Port era in attesa dell’Accordo di programma tra i soggetti interessati, proprio per dare avvio alla costruzione del terminal. L’investimento da parte ungherese è stimato tra i 150 e i 180 milioni di euro, mentre altri 45 ce li sta mettendo il pubblico per dragaggi e banchinamento a ridosso dell’area interessata. Una volta realizzato, sarà un terminal multipurpose (34 ettari, 650 metri banchina) con ampia offerta, ma niente vera concorrenza con l’esistente. Molto interessante la localizzazione, a ridosso della zona industriale sulla quale l’Authority sta portando avanti un’idea di integrazione tra porto, industria e artigianato.
Rixi ha poi spiegato la propria posizione in merito alle ipotesi di riforma della governance delle Autorità portuali, non ultima quella evidenziata durante il convegno in corso a Trieste per una regia unica in grado di favorire il coordinamento. «Qualsiasi riforma deve essere concordata con maggioranza e opposizione e soprattutto con gli stakeholder, ma emerge sempre di più la necessità di poter aver delle leve per poter coordinate, a livello nazionale, alcuni tipi di attività, lasciando ai singoli scali un’autonomia molto forte di condivisione della programmazione con Regioni e comunità locali». Un riferimento al porto di Trieste è poi arrivato in merito alla “classifica” degli scali con il più alto tasso di informatizzazione. Classifica che vede ai primi posti lo scalo del Friuli Venezia Giulia e molto più indietro altre Authority. «Abbiamo porti nei quali si fa sostanzialmente tutto cartaceo. Non è possibile che nello steso Paese ci sia il capofila a livello europeo e la coda della classifica. Abbiamo bisogno di trovare degli strumenti che ci consentano di gestire questi percorsi».