TRIESTE – Nel primo semestre del 2023 la movimentazione di merci nel porto di Trieste è diminuita del 7,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Lo ha reso noto oggi la Banca d’Italia nel periodico report sullo stato dell’economia del Friuli Venezia Giulia, facendo riferimento alle tonnellate complessive e sottolineando come abbia inciso la dinamica negativa delle rinfuse liquide, costituite quasi esclusivamente da petrolio (terminal Siot-Tal).
La flessione dei flussi di merci ha determinato un minor utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria che collega lo scalo all’Europa centrorientale e al resto d’Italia: il numero di treni transitati nel porto si è ridotto del 9,0%.
In realtà alcuni dei dati sembrano superati dai nuovi trend, ma non ci sono attualmente altre statistiche fornite dall’Autorità portuale.
In particolare, sempre nel primo semestre dell’anno in corso, la movimentazione di merci su container si è ridotta in del 3,5%, sempre in riferimento alle tonnellate totali. Quella dei Ro-Ro, invece ha subito un calo dell’8,9%.
Nei primi sei mesi del 2023 la movimentazione nel porto di Monfalcone (compreso nell’Autorità di sistema portuale) è aumentata del 14,5% rispetto al corrispettivo periodo del 2022, sostenuta in larga misura dall’incremento delle rinfuse solide costituite prevalentemente da metalli e carbone, destinato ad alimentare la vicina centrale termoelettrica rientrata in funzione a marzo del 2022.
Per quanto riguarda le crociere, la Banca d’Italia sottolinea che il flusso di passeggeri nei due porti regionali, che a partire da marzo 2021 è stato favorito dall’interdizione dello scalo veneziano alle navi da crociera di grandi dimensioni e dalla temporanea indisponibilità di quello di Marghera, ha continuato a crescere in misura sostenuta anche nel primo semestre del 2023. Proprio in questo settore, infatti, si va verso il record storico nella somma fra Trieste e Monfalcone.
Più in generale, nella prima metà del 2023 in Friuli Venezia Giulia è proseguito il rallentamento della crescita economica, avviatosi nel corso del 2022: produzione industriale a -6,8% e export regionale a -3,6%, al netto dei mezzi di trasporto.
Il calo dei costi energetici – fa rilevare Bankitalia – ha contribuito a sostenere la redditività delle imprese, l’occupazione complessiva è lievemente diminuita, mentre le elaborazioni di giugno di Confcommercio prevedono per il 2023 un marcato rallentamento nella crescita dei consumi in termini reali, passati dal 6,0% nel 2022 all’1,0 %.