TRIESTE – Una delegazione dell’Autorità portuale di Trieste, guidata dal presidente Zeno D’Agostino, ha fatto visita nei giorni scorsi al porto di Baku.
Nel corso degli incontri sono stati valutati possibili progetti per nuovi traffici continentali – via strada a via ferrovia – dall’Azerbaijan al porto di Trieste, e da qui alle destinazioni europee, per le quali già esistono servizi di collegamento proprio con lo scalo del Friuli Venezia Giulia.
Ad oggi, il porto di Baku è già collegamento a quello di Trieste per un traffico di alluminio, ma lo sguardo resta puntato sul ruolo dello scalo asiatico nel Middle corridor. Alla visita non hanno partecipato operatori privati, ma solo rappresentanti delle istituzioni. Durante gli incontri, sono state visitate le nuove infrastrutture portuali nei pressi di Baku, raccogliendo informazioni sulle misure adottate per ridurre le emissioni di carbonio entro il 2035, sul concetto di Green port, nonché sulle nuove opportunità nella regione. Alla missione hanno partecipato anche Paolo Privileggio (ad e presidente di Interporto Trieste) e Maurizio Cociancich (ad di Adriafer).
Nel febbraio del 2020 il porto di Baku ha firmato un Memorandum d’intesa con i Porti di Trieste e Genova, durante il Business Forum Azerbaijan-Italia tenutosi a Roma.
L’accordo formalizzava una cooperazione, in parte già avviata, tra i due scali, idealmente posizionati sulla direttrice di traffico trans-caspica. Area in forte crescita, in quanto parte del sistema delle nuove rotte globali a sud della Russia, che congiungono Estremo Oriente e Europa Occidentale, sfruttando anche il potenziale delle nuove infrastrutture ferroviarie dell’Azerbaijan, come le linee con la Georgia Baku-Batumi o quelle con la Turchia Baku-Kars. In questo quadro, lo scalo di Baku, il più grande del Paese, con i nuovi investimenti nella zona di Alat, e quello di Trieste, risultano in una posizione strategica di cerniera mare-terra, rispettivamente nella zona Centrasiatica e Europea.
L’Azerbaijan, con 10 milioni di abitanti ed un Pil di oltre 48 miliardi, sta portando avanti la sfida di diversificare la sua economia dal petrolio che ne rappresenta circa il 35%, diventando un hub commerciale, posizionandosi come crocevia per gli scambi tra Europa e Cina ed Asia meridionale e Russia.