TRIESTE – La Regione Friuli Venezia Giulia continuerà a favorire il sistema del turismo nautico, ma va risolto a livello nazionale il problema dei dragaggi.
Questa la sintesi dell’intervento di oggi a Trieste – in occasione di un convegno sul tema – del presidente FVG, Massimiliano Fedriga, che ha attirato l’attenzione su un problema che affligge anche gli scali regionali di Monfalcone e Porto Nogaro.
«Il problema dei dragaggi è strutturale, noi riceviamo risposte diverse da vari enti dello Stato. E uno Stato dove non vi è certezza del diritto, soffre di problemi di democrazia» ha detto Fedriga durante l’introduzione del convegno “Il turismo nautico nell’economia del mare”, organizzato da Assonautica Trieste in collaborazione con Confcommercio e Camera di Commercio Venezia Giulia.
«Dovremmo avere interventi ordinari e non ogni volta affrontare la straordinarietà dell’evento» ha proseguito Fedriga. Il riferimento era alla difficoltà di intervenire sui canali e sulle lagune (nel caso di Monfalcone anche a ridosso della banchina del porto) ogni volta che si tenta di mettere mano a opere di escavo.
La Regione FVG, comunque, continuerà a favorire il sistema del turismo nautico, uno dei settori che dopo il periodo pandemico ha registrato una crescita superiore al 20% per quanto riguarda i posti barca, garantendo occupazione a livello diretto e indiretto. In questo ambito il Friuli Venezia Giulia è infatti prima in Italia, presentando il tasso più alto di densità di posti barca rispetto l’estensione della fasciacostiera.
Oltre 16mila posti barca (7000 circa nelle marine) e 2520 patenti nautiche rilasciate nell’ultimo quinquennio. Questi i numeri della regione, che mettono il Friuli Venezia Giulia in cima alle classifiche nazionali, soprattutto in relazione ai chilometri di costa.
I proprietari delle imbarcazioni sono per la maggior parte italiani, tedeschi, svizzeri, austriaci e in piccola parte provenienti dall’Est Europa e dall’Inghilterra, distribuiti in
21 porti turistici del Friuli Venezia Giulia, per un turismo con grande capacità di spesa. «Dobbiamo proseguire a lavorare sulle progettualità, su una programmazione a medio lungo termine in partnership con le associazioni di categoria che consenta all’ambito nautico, ma non solo, di svilupparsi ancora, migliorando in particolare i
servizi. È un driver eccezionale che rappresenta una vantaggiosa opportunità per gli investitori anche di statura internazionale ed è rilevante anche in termini di posti di lavoro» ha aggiunto Sergio Emidio Bini, assessore regionale alle Attività produttive e Turismo.
A questo proposito, sono stati richiamati i dati Censis, secondo i quali ogni 3,8 imbarcazioni si genera un posto di lavoro. Ciò significa che la rete delle marine genera complessivamente circa 2000 posti di lavoro in Friuli Venezia Giulia: 270 alle dipendenze dirette, i restanti per attività correlate e nell’indotto.
«L’economia del mare – aveva rilevato in apertura di lavori Antonio Paoletti, presidente di Assonautica Trieste, nonché della Camera di commercio Venezia Giulia – è senza dubbio un comparto sul quale elaborare una strategia complessiva e specifica per contribuire allo sviluppo e alla competitività del nostro Paese. In questa fase di criticità sistemiche e incertezze, il ruolo dell’economia del mare è e può diventare ancor più determinante per la sua funzione strategica multilivello: commercio internazionale, import di materie prime come ad esempio energia o prodotti agricoli, prodotti finiti essenziali per le nostre filiere industriali, logistiche e commerciali».