TRIESTE – L’intenzione è quella di aiutare Metinvest (produttore di acciaio) ad esportare prodotti dall’Ucraina, ma sulle nuove rotte di traffico si pensa ai porti della Croazia anche per granaglie, olio e minerali.
Augusto Cosulich – ad dell’omonimo Gruppo – conferma a Adriaports che «stiamo lavorando molto intensamente, studiando dei “piani B” e tenendo sul tavolo diverse ipotesi, dai porti del Nord Adriatico, soprattutto in Croazia, fino a collegamenti ferroviari con la Polonia». Obiettivo, come detto dallo stesso Cosulich ieri a margine del seminario del gruppo Giovani di Assagenti, in quel di Genova, aiutare Metinvest a esportare i prodotti, non solo siderurgici, perché ha esportazioni di grano molto importanti).
Mariupol con il porto chiuso, lo specchio di mare davanti Odessa pieno di mine e la guerra in corso in Ucraina costringono dunque a cercare altre vie per la produzione del Paese attaccato dalla Russia. Via treno fino ad un porto – probabilmente croato – e poi via nave alle destinazioni delle merci. Qualche dettaglio in più lo fornisce Erich Cossutta, socio di Cosulich e presidente di Dragon Maritime. «Stiamo valutando un percorso via treno dall’Ucraina, i porti presi in considerazione sono quelli di Ploce, di Fiume e Spalato. Forse anche Capodistria. Ieri la delegazione di un grosso gruppo ucraino era in visita per valutare le strutture dei porti e i collegamenti ferroviari». Al momento, dunque, i porti di Monfalcone e Trieste sono fuori dalla partita… «Nessuno dei due porti ha le infrastrutture necessarie e questo genere di traffici – spiega Cossutta – e Monfalcone non ha i pescaggi sufficienti».
Si tratta di traffici break bulk, niente container o rotabili, per trasportare soprattutto granaglie, olio alimentare, carbone e altri minerali. Oltre naturalmente l’acciaio, con il ruolo ben noto nell’importanza che riveste per l’approvvigionamento dei laminatoi friulani. È probabile che, già nei prossimi giorni, venga presa una decisione sui porti di destinazione, dopo la valutazione dei terminal.
La Fratelli Cosulich ha un laminatoio a San Giorgio di Nogaro, e per trasportare l’acciaio aveva acquistato sette navi, ora bloccate dalla guerra. «In Croazia abbiamo aree di distribuzione e nostre società di spedizione e vogliamo fare partire da lì le navi. Trovare soluzioni alternative è il nostro lavoro. Per quanto riguarda le bramme di acciaio la situazione è più complicata e bisogna ricorrere ad altri mercati» ha spiegato Augusto Cosulich. «Se non arrivano le bramme si fermano i laminatoi italiani con conseguenze sul cliente finale, che sia Fincantieri per costruire le navi o Fiat per le auto».