TRIESTE – I prezzi dei noli marittimi delle rotte verso il Mediterraneo registrano un aumento del 44% rispetto ai valori medi del 2023.
Il Centro Studi Fedespedi ha pubblicato il report dedicato agli impatti della crisi di Suez sul settore del trasporto marittimo, con un bilancio dei sei mesi dal suo scoppio. L’analisi evidenzia, in particolare, la riduzione dei passaggi dal canale di Suez (-50% nelle prime settimane del 2024) determinata dalla scelta delle compagnie di navigazione di optare per il passaggio per il Capo di Buona Speranza. Il cambio delle rotte e delle rotazioni ha impattato sul costo dei noli interessati da una nuova fase di crescita.
Allo stesso modo la necessaria riprogrammazione delle tratte ha avuto conseguenze negative sul livello di servizio in termini giorni medi di ritardo e soprattutto di percentuale di navi arrivate secondo la data prestabilita: 54,6% il tasso di puntualità di aprile 2024 contro il 62,2% di aprile 2023.
Dall’ osservatorio emerge, inoltre, che la programmazione delle nuove rotte sta avvantaggiando i porti del Mediterraneo più vicini allo stretto di Gibilterra come Tangeri (terminal Eurokai registra una crescita del 26%) e i porti spagnoli (complessivamente in crescita del 12,1%). La riorganizzazione dei servizi da parte delle compagnie marittime comporta un maggiore utilizzo del transhipment e una riduzione dei porti con servizi diretti.
«I porti italiani evidenziano nel complesso una flessione del 3,2% nel primo trimestre del 2024 su cui pesa, tuttavia, anche l’andamento poco brillante del commercio internazionale – ha commentato il presidente di Fedespedi, Alessandro Pitto – nei primi due mesi dell’anno: esportazioni +0,6% e importazioni -10,4%. Occorre investire sulla nostra capacità di essere competitivi sul mercato del commercio internazionale, recuperando in questo modo eventuali quote di traffico perse a causa delle mancate toccate delle rotte presso i nostri porti».
Il report considera che, nonostante le varie difficoltà e incertezze dovute alle guerre in corso, il volume dei traffici marittimi si mantiene sostenuto. A livello di traffico globale, infatti, i recenti dati pubblicati da Container Trades Statistics (CTS) mostrano una significativa crescita a livello di scambi intercontinentali, pari al +9,2%, passando dai 26,2 milioni di di Teu del I trimestre 2023 ai 28,9 del I trimestre 2024.
Il Far East è la regione più dinamica, con una crescita dell’export (in termini di Teu) del 13,2%, diretto in particolare verso il Nord America, l’Australasia e Medio Oriente/Sub Continente Indiano. I traffici con l’Europa, pur in crescita, rimangono sbilanciati: export +7,7%, import +0,7%.
“Se al momento attuale è difficile valutare gli effetti della crisi di Suez sui porti, forse ancor più complesso è stimare le sue eventuali ricadute sull’economia nazionale nel suo complesso, ad esempio sul livello dei prezzi, date le potenzialità inflazionistiche dell’aumento dei costi del trasporto marittimo” aggiunge lo studio.
“In realtà, considerando i molteplici fattori che insistono sui prezzi al consumo, non sembrano emergere, al momento, conseguenze negative. Secondo gli ultimi dati Istat, relativi al mese di aprile 2024, il tasso d’inflazione per l’intera collettività è stato a livello congiunturale del +0,2% e tendenziale del +0,9%, evidenziando un’ulteriore flessione rispetto ai mesi precedenti, con una previsione di un tasso di poco superiore al 2% nell’arco dell’anno, contro il 5,4% del 2023.
Secondo l’Istat, il calo dell’inflazione è da ascrivere alla flessione dei beni energetici non regolamentati (-13,9% da -10,3% di marzo) e dei servizi relativi ai trasporti (+2,9% da +4,5%)” conclude il report.