TRIESTE – È arrivata stamattina alla Piattaforma logistica di HHLA al porto di Trieste, la prima draga con i fanghi provenienti da Porto Buso.
L’escavo, iniziato la settimana scorsa per garantire l’accesso a Porto Nogaro, era atteso dagli operatori economici da almeno tre anni, dopo l’incaglio di un’imbarcazione nel 2019 e dopo le vicende che avevano portato al sequestro dell’area. Gli interventi dovrebbero proseguire per circa 3 mesi (per un importo di spesa 3,5 milioni di euro) per ripristinare un pescaggio fino a 6,5 metri.
I fanghi caricati sulla draga verranno trasportati alla cassa di colmata che costituisce parte della struttura della Piattaforma logistica, il terminal multipurpose gestito da HHLA Plt Italy al porto di Trieste.
La soluzione, che permette di sbloccare un iter in corso da anni, era stata testata a fine giugno con un dragaggi nel Porto Vecchio di Trieste, alla foce del torrente chiave. Anche in quel caso, una draga aveva trasportato i fanghi alla Piattaforma logistica per una specie di “collaudo” del processo che avverrà nelle prossime settimane sulla rotta Trieste-Porto Buso.
I dragaggi gestiti dalla Regione Friuli Venezia Giulia porteranno a estendere il canale a mare esterno alle dighe di Porto Buso fino a 35 metri di larghezza e l’esecuzione dei lavori è curata dall’Ufficio speciale per i dragaggi di Monfalcone, Porto Buso e Marano Lagunare. A capo della struttura, la Regione stessa ha nominato l’ammiraglio Aurelio Caligiore, il cui impegno verrà supportato dal gruppo di consorzi con i quali la Giunta regionale ha approvato uno schema di convenzione.
«Il nostro vuole essere al tempo stesso un auspicio e un appello, affinché i dragaggi vengano avviati nel più breve tempo possibile e con un timing preciso» si era augurato lo scorso anno Piero Petrucco, vicepresidente vicario di Confindustria Udine. La penalizzazione per gli operatori marittimi e per le imprese del territorio, infatti, è evidente e dura ormai da molto tempo. Petrucco aveva ricordato come, attualmente, in porto possono entrare solo navi più piccole di quelle che potrebbero avervi accesso, naviglio oggi difficile da reperire sul mercato. Oppure navi che si sono in precedenza alleggerite di parte del carico al porto di Monfalcone, quindi, con aumento di costi e perdita di competitività dello scalo portuale friulano e di tutto l’indotto che vi ruota intorno.
«Speriamo che vengano rispettati i tempi, se ciò avverrà ci sarà un grosso sviluppo a San Giorgio di Nogaro, potremo investire più di quanto stiamo facendo finora. Investire anche in strutture portuali e industriali – aveva detto Augusto Cosulich, a capo dell’omonimo Gruppo – oltre che far arrivare navi più grandi».
L’inizio dei dragaggi, la scorsa settima a Porto Buso (Grado).