TRIESTE – Slittano di un anno, mese più, mese meno, i lavori per aumentare il pescaggio nel porto di Monfalcone.
A confermarlo l’ammiraglio Aurelio Caligiore, Commissario straordinario per l’Ufficio speciale che ha preso in carico le pratiche di Portorosega. Sono invece iniziati da una decina di giorni gli interventi a Porto Buso (Grado), che consentiranno di ripristinare l’accessibilità nautica a Porto Nogaro. I fanghi, in questo caso, sono trasferiti alla Piattaforma logistica dello scalo di Trieste, dove HHLA Plt Italy ha a disposizione una cassa di colmata per il conferimento del materiale di escavo. Un disponibilità importante, che sta consentendo di risolvere una situazione bloccata dal 2019.
La grande attesa per Monfalcone, dove si aspetta da una ventina d’anni di poter disporre di fondali adeguati, aveva lasciato spazio ad un eccessivo ottimismo nei mesi scorsi, per quanto riguarda gli annunci di inizio lavori: prima nell’autunno del 2022 e poi nella prima metà del 2023. Come spiega il Commissario Caligiore, invece, la complessità degli iter ha spostato tutto in avanti di almeno un anno.
Ammiraglio Caligiore, a poco più di un anno dalla nomina, come ha trovato il sistema regionale, tornando a operare su un territorio che lei già conosce bene, grazie ai suoi precedenti incarichi?
«Nel corso della mia carriera lavorativa mi sono interfacciato con tanti enti regionali, e trovo questa Regione particolarmente alta in termini di standard qualitativi. Mi piacerebbe lo fossero anche altre».
Al porto di Monfalcone l’escavo è atteso da una ventina d’anni ed è importante perché porterebbe da subito – a detta degli operatori – ad un aumento dei traffici. A che punto siamo?
«Siamo ad un punto buono, perché si sono sbloccati una serie di gradini burocratici. Sono cautamente ottimista, potremmo ipotizzare 8-9 mesi per l’inizio dei lavori sulle casse di colmata, che sono vicine ad un sito di interesse naturalistico. Non stabilisco io i tempi, c’è la nidificazione. A breve uscirà il bando di gara della Regione per i carotaggi. Una vota acquisiti tutti gli elementi, a fine settembre dovremmo consegnare le aree alla società che si è aggiudicata i lavori per la cassa di colmata».
E poi i dragaggi veri e propri…
«Sì, ma questo aspetto mi preoccupa meno: una draga moderna oggi aspira migliaia di tonnellate in un tempo relativamente breve».
A Porto Nogaro, invece, dove una recente sentenza del Tribunale di Gorizia ha dissequestrato il canale di ingresso, gli interventi sono già iniziati.
«I dragaggi sono iniziati e vengono gestiti dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Ci dovrebbero volere ancora una decina di giorni lavorativi. Poi ci saranno gli adeguamenti annuali. In questa prima fase l’intervento sarà più importante perché non si fa da tempo. I fanghi raccolti sono poi trasportati alla Piattaforma logistica dl porto di Trieste, che ha una struttura unica del suo genere in Italia».
I fanghi della Laguna di Marano a Trieste e quelli di Monfalcone in situ, nella nuova cassa di colmata. Con un po’ di pazienza e senza ulteriori intoppi, dunque, entro il 2024 potrebbe essere risolto uno degli impedimenti più significativi per lo sviluppo del porto di Monfalcone e di Porto Nogaro. La gestione dei fanghi, infatti, è sempre stato un argomento particolarmente delicato, come testimonia la recente vicenda di Genova, portata alla ribalta nazionale da un articolo de Il Fatto Quotidiano a firma Andrea Moizo.
I fanghi provenienti dall’escavo del Bacino Sampierdarena e Porto Passeggeri sarebbero infatti stati riversati in mare, invece di seguire un iter di smaltimento adottato in tutti gli altri porti italiani. La questione resta aperta.
Le polemiche, del resto, non sono mancate neanche in Friuli Venezia Giulia, dove in Consiglio regionale – la scorsa settimana – c’è stato un dibattito sull’effettiva utilità del Commissario per i dragaggi, al di là della competenza della persona.
«Dopo cinque anni di nulla sui dragaggi, ora assistiamo alla narrazione dell’assurdo da parte della Lega, che parla del commissario (senza alcun potere derogatorio ed
extra legem) ai dragaggi della laguna di Grado e del canale di accesso al Porto di Monfalcone come di una figura salvifica e decisiva, quando invece ha svolto quella che si chiama banalmente “attività di lobbing” presso le strutture statali competenti, attività che poteva benissimo essere svolta dalla presidenza della Regione e dai vertici politici e dirigenziali dell’assessorato all’Ambiente» aveva detto il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Diego Moretti a margine del dibattito sull’assestamento di bilancio.
«La figura commissariale è riuscita quest’anno a sbrogliare una serie di nodi amministrativi, burocratici e interpretativi che non erano mai stato risolti, consentendo di arrivare alla definizione dell’inizio dei lavori a Monfalcone e addirittura al miglioramento del progetto iniziale della vasca di colmata» aveva risposto il capogruppo della Lega, Antonio Calligaris, nell’esprimere la contrarietà del Gruppo all’emendamento con cui il Movimento Cinque Stelle, chiedeva di abrogare la figura del commissario ai dragaggi.
«Chiederne l’abolizione adesso vuol dire semplicemente tornare al blocco dell’opera e questo non può essere possibile perché l’escavo a -12.5 metri è vitale per l’economia del nostro territorio… Continuare a richiedere l’abolizione del commissario – aveva concluso Calligaris – da parte dei consiglieri delle opposizioni, significa mettere a repentaglio la realizzazione di un’opera che attendiamo da tempo».