TRIESTE – Si stima che in Friuli Venezia Giulia siano almeno 200 i camionisti che non si trovano sul mercato del lavoro.
Un problema che non riguarda solo la regione più piccola del Nordest o l’Italia. Secondo un’indagine dell’Ufficio Studi dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre CGIA, infatti, in tutta Europa, trovare autisti da mettere alla guida di un Tir è diventata un’impresa difficilissima. Stress, impegno fisico e un orario di lavoro che si distribuisce lungo la gran parte della giornata hanno reso questa professione meno interessante di un tempo. “Non solo, permane ancora una forte barriera all’ingresso; per poter mettersi alla guida di un Tir è necessario, per legge, conseguire la patente di guida professionale (CQC) che ha costo di migliaia e migliaia di euro che scoraggia molti giovani a intraprendere questo mestiere. A fronte di queste criticità, non sono poche le aziende di autotrasporto che da qualche anno si stanno facendo carico di questo costo per facilitare le assunzioni. Nonostante ciò, trovare camionisti è diventato sempre più difficile” recita una nota stampa dell’associazione.
Negli ultimi 5 anni sono stati persi quasi 410mila patentati (-35%), titolari della Carta di Qualificazione del Conducente (CQC) di merci, anche se non sono ancora disponibili dati su base territoriale. I più giovani (con meno di 25 anni) sono in aumento del 65,5%, ma le fasce di età tra i 30 e i 54 anni hanno subito un vero e proprio crollo (mediamente del 45-50%) (vedi Tab. 1). Gli over 50 sono poco più di 412mila, pari al 53,7% del totale. Pertanto, è prevedibile che fra 10 anni la stragrande maggioranza di questi autisti uscirà dal mercato del lavoro per raggiunti limiti di età.
Negli ultimi 10 anni le imprese di autotrasporto presenti in Italia sono diminuite di 21.248 unità: nel 2013 erano 101.935, nel 2023 sono scese a 80.687 (-20,8%). A livello regionale le situazioni più critiche si sono verificate in Valle d’Aosta (-33,7%), in Friuli Venezia Giulia (-32,3%) e 573 imprese in meno.
Nel FVG e in generale in tutto il Nordest, oltre alla crisi economica, si è fatta sentire la concorrenza praticata dei vettori stranieri, in particolare quelli provenienti dai Paesi dell’est Europa. Tuttavia, un contributo importante a questo ridimensionamento è ascrivibile anche all’elevato numero di aggregazioni e acquisizioni che si sono verificate in questo ultimo decennio, provocando una forte decurtazione del numero delle imprese monoveicolari. Grazie agli effetti delle crisi e a questi processi di unione aziendale, la dimensione media delle imprese è aumentata e, in generale, è cresciuto anche il livello di produttività del nostro sistema logistico.
In FVG la provincia con il più alto numero di imprese di autotrasporto era Udine che ne contava 676. Seguivano Pordenone con 471, Trieste con 205 e, infine, Gorizia con 167. Il totale regionale toccava le 1.519 unità.
Sempre secondo la CGIA, il numero delle aziende di autotrasporto sta diminuendo, anche perché è in atto una riorganizzazione del settore che sta premiando le acquisizioni e le aggregazioni di impresa. “Nel giro di qualche anno, a seguito della difficoltà di trovare nuovi autisti, non è da escludere che il settore scivoli verso una grossa crisi. Qualche segnale preoccupante lo stiamo già vivendo nel trasporto pubblico locale, dove la mancanza di autisti sta facendo diminuire in misura preoccupante l’offerta di bus, tram e metro con gravi disagi per turisti e pendolari” spiega ancora l’associazione. Con meno camionisti, perché molti andranno in pensione e solo in parte saranno sostituiti dalle nuove generazioni, si potrebbe correre il rischio che fra meno di un decennio il settore non sia più in grado di soddisfare interamente le richieste avanzate dai committenti. “Certo, per far fronte a questa situazione non è da escludere che si possa incentivare il ricorso agli autisti stranieri, a vettori internazionali e sperare che, in tempi ragionevolmente brevi, siano disponibili sul mercato a prezzi accessibili gli autoarticolati a guida autonoma. Sono tutte ipotesi che, purtroppo, si scontrano con una certezza: nel giro di qualche anno anche nell’autotrasporto gli effetti della denatalità si faranno sentire spaventosamente” conclude l’associazione.