Internazionalizzazione, innovazione e prospettive future. Sono i temi toccati da Martin Gruber, Ceo di Gruber Logistics, nell’intervista dedicata alla recente acquisizione da parte dell’azienda altoatesina della Universal Transport. Ma il manager parla anche della partecipazione al progetto MODI (programma pilota per sperimentare la guida autonoma applicata al trasporto merci in Europa) nell’ambito del programma europeo Horizon 2021-2027 e dei futuri investimenti del Gruppo altoatesino nei porti dell’Alto Adriatico.
Dott. Gruber, a settembre 2022 la Gruber Logistics ha annunciato l’acquisizione della tedesca Universal Transport: cosa significa per voi internazionalizzazione?
«Anni fa abbiamo definito un piano strategico molto ambizioso. Uno degli elementi chiave per noi è il rafforzamento della politica di internazionalizzazione. Gruber Logistics è già oggi un’azienda internazionale, il cui management proviene da diversi Paesi e le cui attività si estendono a livello globale, ma l’internazionalizzazione va intesa come un processo di crescita e trasformazione continuo. L’acquisizione di Universal Transport rappresenta uno step chiave sotto diversi punti di vista».
Dunque una fusione decisamente importante per l’azienda, ma quali saranno le novità che porta in dote?
«Grazie ad Universal Transport possiamo oggi contare su 34 sedi in Germania. Gruber Logistics è un gruppo che sviluppa le sue attività attraverso diverse Business Unit, una delle principali è il trasporto di carichi eccezionali. Universal Transport è invece una società specializzata solo su questo specifico segmento di mercato. Insieme siamo oggi il leader di mercato Europeo sia in termini di know how sia per quanto concerne il fatturato complessivo. La Germania è il primo mercato logistico Europeo ed è pertanto di strategica importanza avere un posizionamento rilevante nel Paese, in un’ottica di sviluppo di lungo periodo. Oggi abbiamo una presenza capillare che supporterà l’espansione dell’azienda anche in altri territori. Il salto anche in termini di fatturato è stato notevole. L’azienda ha mantenuto un tasso di crescita del 30% negli ultimi due anni, considerando l’incremento derivante dall’acquisizione già a fine anno dovremmo essere intorno a 650 milioni complessivi (di fatturato, ndr)».
Quali sono gli obiettivi futuri di Gruber Logistics, anche nell’ottica della nuova acquisizione?
«Il primo obiettivo oggi è per noi procedere con l’integrazione della nuova società e delle persone che vi lavorano. Abbiamo moltissimo da imparare gli uni dagli altri, far tesoro dei rispettivi punti di forza e creare un team ancora più forte di quanto siamo già oggi. Ovviamente questa integrazione porterà numerose opportunità che dovremmo essere bravi a cogliere. Ci sono pochissime sovrapposizioni in termini di clienti e servizi erogati ed è pertanto importante integrare efficacemente servizi e potenzialità di mercato. La recessione economica che qualsiasi analista prevede per il 2023 porterà instabilità ai mercati, ma resta invariata la nostra volontà di continuare il nostro processo di espansione all’estero, puntando in particolare su Francia e Benelux».
Come l’azienda altoatesina contribuisce al progetto MODI, dedicato alla sperimentazione di soluzioni di guida autonoma?
«MODI è il principale progetto sulla guida autonoma per mezzi pesanti finanziato dalla Commissione Europea. Il finanziamento è di circa 23 milioni di euro ed è caratterizzato da un partenariato molto vario che include costruttori di mezzi, enti di ricerca e operatori logistici. L’obiettivo è accelerare la diffusione di soluzioni a guida autonoma per supportare il lavoro degli autisti. Il nostro ruolo è quello di fare in modo che la tecnologia sia calata in contesti operativi reali».
Gruber Logistics aderisce al programma Horizon Europe dedicato a ricerca e innovazione nel periodo 2021-2027, quali sono nei prossimi anni le prospettive per il comparto logistico?
«Nel corso del 2022 abbiamo avuto quattro progetti di ricerca approvati dal programma Horizon. Un risultato che pochissime aziende in Europa possono vantare. L’attenzione della Commissione Europea è ovviamente sui grandi temi dell’economia come la sostenibilità e la digitalizzazione. Le prospettive di sviluppo sono pertanto legate a questi due grandi temi. Se dovessi essere più preciso, nei prossimi anni ci sarà un importante banco di prove per le tecnologie del trasporto a trazione alternativa come l’elettrico e l’idrogeno, impiegate nel trasporto pesante. Per quanto concerne la digitalizzazione, il tema chiave sarà la cooperazione digitale tra i soggetti che popolano la catena del valore».
Per quanto riguarda il Porto di Trieste, sono stati completati gli investimenti con l’acquisto dei 100 rimorchi destinati all’autostrada del Mare con la Turchia?
«Abbiamo operato tali investimenti, ed altri ne seguiranno, nella convinzione che il sistema logistico Friulano sia destinato a giocare un ruolo crescente nel panorama della logistica europea. Il focus è, e sarà sull’incremento dei flussi con la Turchia, ma anche in relazione ad altri Paesi dell’area mediterranea. Come in tutti gli altri settori, abbiamo subito ritardi considerevoli nelle consegne dell’equipment».
L’azienda ha in previsione ulteriori investimenti nell’Alto Adriatico e in particolare nei porti di Venezia e Capodistria?
«Operiamo all’interno dei porti di Venezia e Capodistria attraverso i nostri servizi di freight forwarding, sia relativi a general cargo sia project cargo. Due business unit che stanno crescendo considerevolmente, così come le nostre spedizioni che transitano su questi porti. I nostri investimenti, attuali e futuri, sono volti all’incremento dei servizi digitali che ci permettono di utilizzare al meglio tali infrastrutture, investimenti che riguardano anche il porto di Trieste ed altri porti Europei. Nel dettaglio, abbiamo attivato una piattaforma di eForwarding che consente di integrare dati diversi, permettendo quotazioni istantanee e una completa visibilità delle spedizioni».