TRIESTE – L’insediamento di Innoway (Gruppo Msc) nell’area di Bagnoli della Rosandra potrebbe rilanciare in maniera seria la trattativa per la piena attuazione delle prerogative del Porto Franco di Trieste, mai completamente attuate.
Nel frattempo, la Regione Friuli Venezia Giulia, per bocca dell’assessore alla Attività produttive, Sergio Emidio Bini, si dice pronta a investire altri 15 milioni di fondi statali (dopo altrettanti già messi a disposizione per l’infrastruttura ferroviaria), per sviluppare altre attività industriali.
«L’Accordo di programma segna un punto fondamentale per la nostra regione: per la prima volta viene sottoscritto l’impegno del Governo ad avviare un’interlocuzione con la Commissione europea volta all’attuazione dell’allegato VIII del trattato del Trattato di pace siglato nel 1947, per intervenire sul regime fiscale agevolato comparabile con gli altri porti franchi o zone franche dell’Ue» Così si era espresso il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, poco prima della riunione al ministero delle Imprese e del Made in Italy per la firma dell’Accordo di programma per la reindustrializzazione del sito produttivo di Bagnoli della Rosandra da parte del Gruppo Msc.
«In questo documento trovano spazio le più volte espresse richieste del territorio triestino e della Regione – aveva evidenziato Fedriga – e l’impegno puntuale del Governo per aprire ufficialmente l’interlocuzione con l’Unione europea sul regime di extraterritorialità doganale dei Punti franchi del porto di Trieste. Si tratta di una grande occasione di sviluppo per il nostro territorio che, forse per la prima volta negli ultimi settant’anni, apre concretamente le porte a quest’ipotesi».
Regime fiscale agevolato ed extraterritorialità doganale sono dunque le parole d’ordine sulle quali Governo, istituzioni locali e Commissione Ue dovrebbero lavorare per dare una svolta all’applicazione completa (o per lo meno significativa) al Trattato di Pace del 1947, che riconosceva lo status internazionale del Porto Franco di Trieste.
L’argomento sembra interessare, e molto, anche MSC, che si è appena impegnata ad investire 100 milioni di euro per risolvere un problema di occupazione che avrebbe potuto lasciare il segno sul territorio, dopo l’abbandono di Wartsila.
Nel frattempo, l’assessore regionale Bini (Attività produttive) ha preannunciato che «verrà predisposto un successivo Accordo di programma relativo all’Area di crisi industriale complessa di Trieste con il ministero per le Imprese e il Made in Italy, per attivare importanti risorse statali pari a 15 milioni di euro, da gestire di concerto con la Regione, per attrarre e sostenere nuovi investimenti nell’area. Con questo percorso puntiamo concretamente e con forza allo sviluppo dell’area giuliana, che vanta una storia e un patrimonio industriale importanti per la crescita della manifattura regionale».
Nell’area di FreeEste, dove è già stato istituito il Punto franco, la gestione è affidata a Interporto Trieste, che però non ha spazi enormi a disposizione per nuovi insediamenti. Voci di corridoio evidenziano trattative in corso per nuove realtà industriali, ma le bocche sono cucite e non ci sono conferme su tempi e modi, ne tanto meno sui nomi dei soggetti interessati.
Ciò che è sicuro, è lo sviluppo anche in senso “logistico” delle attività di Innoway, anche se il Gruppo MSC potrebbe sfruttare le aree addirittura per altri scopi. In particolare, sembra che si ipotizzi un deposito per la manutenzione dei container vuoti. Il problema dello spazio sulle banchine del terminal al Molo VII, infatti, si farà sentire sempre di più nei prossimi mesi, quando prenderanno il via i lavori per il consolidamento della struttura (105 milioni euro a carico del pubblico), e i primi interventi per l’allungamento del molo e l’acquisto di equipment da parte di Trieste marine terminal (80% in mano a MSC), sempre decisa a sviluppare l’attività.