TRIESTE – L’Authority di Trieste ha pubblicato il nuovo accordo con Trieste marine terminal (gestore del Molo VII): via i vincoli che impedivano la costruzione di un altro terminal container, entro due anni allungamento, nuove gru di banchina e nuove gru di piazzale.
Chi vorrà vedere il raddoppio del molo che ospita il terminal contenitori del porto di Trieste dovrà aspettare almeno il 2043 per l’inizio dei lavori. E per vederne la conclusione con l’effettiva operatività (dopo la suddivisione in 4 fasi) il 2065. Sono questi i nuovi termini dell’accordo raggiunto fra Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale e Trieste marine terminal. L’Authority ha pubblicato il Piano integrato che prevede però, da subito (la procedura di assegnazione dei lavori è già in corso) un intervento di allungamento (100 metri) e allargamento (140 metri) della struttura, tale da consentire l’ormeggio simultaneo di due navi porta container di nuova generazione. In questo caso la fine lavori è prevista a luglio del 2025 ma con l’integrazione dell’intervento previsto dal Fondo complementare al Pnrr (quindi fondi pubblici) che rimetterà in sesto l’intero Molo VII con 100,5 milioni di euro di spesa. Altra novità, a carico però di TMT, l’acquisto di nuove gru elettriche di piazzale, oltre a quelle già previste di banchina (una subito non appena i lavori ne consentiranno l’utilizzo, l’altra a data ancora da determinare). Il tutto per sostituire la movimentazione con i reach stacker e rendere il tutto un po’ più “green”, evitando i combustibili fossili. Nell’accordo, al quale si possono fare osservazioni fino al 25 di ottobre, si trova anche l’eliminazione della clausola prevista nella concessione (sessantennale e partire dal 2015) già in mano a TMT, con la quale si escludeva la possibilità di realizzare un terminal container concorrente con finanziamenti pubblici. La precedente versione (peraltro mai resa pubblica), infatti, prevedeva l’impegno dell’Authority “… affinché nell’ambito del porto di Trieste non si realizzino iniziative progettuali (infrastrutture e grandi opere per la movimentazione di container tranne che residuale rispetto al traffico complessivo delle opere stesse) che possano pregiudicare lo sviluppo e il consolidamento del progetto, realizzate anche parzialmente, con il ricorso a misure di finanza pubblica”.
Dunque il megaprogetto legato alla concessione slitta in là nel tempo con termini (il 2043 per l’inizio lavori) da potersi considerare, in sostanza, rinviato sine die?
«Non darei questa lettura. Una volta tolta la clausola di concorrenza, l’Autorità portuale avrà la possibilità di avere un altro terminal, mentre la prima tranche di investimenti al Molo VII inizia da subito con un centinaio di milioni di euro» risponde il presidente dell’Authority, Zeno D’Agostino. «Vorrei inoltre sottolineare come l’investimento delle gru elettriche viene anticipato alla prima fase (entro due anni, ndr), ma soprattutto come l’integrazione con i lavori del Fondo complementare al Pnrr consentirà da subito l’operatività del terminal con il nuovo assetto – continua D’Agostino. Rimangono i vincoli, ma si aprono possibilità diverse».
Da oggi si apre in termini concreti, anche se le ipotesi di lavoro sono già sul tavolo da qualche tempo, la partita dello sviluppo del settore container al porto di Trieste. Lo stesso presidente D’Agostino non ha mai fatto mistero di considerare il Molo VIII il futuro dello scalo in risposta a quanto stanno facendo i concorrenti a Capodistria (Slovenia) e Fiume (Croazia). Il tutto considerando che la visione dell’attuale presidente è piuttosto articolata e riguarda lo sviluppo del Ro-Ro, la prosecuzione degli investimenti per il network ferroviario e finanche il porto come hub energetico, magari proprio in collaborazione con i “vicini”.
Lo scenario comincia a delinearsi con una certa chiarezza, ma solo per quanto riguarda questa prima fase, nella quale – in attesa del passaggio di quote che delineerà il nuovo assetto societario di TMT (partecipata da MSC e TO Delta) – si configura il prossimo assetto del Molo VII. «Già oggi abbiamo una capacità stimata di 900mila Teu e andremo ad aumentare questa capacità fino a 1,2 milioni di Teu con i lavori di allungamento della banchina e di ammodernamento del piazzale» ha spiegato nei giorni scorsi ad un convegno Marco Zollia, direttore commerciale e marketing di TMT. «Poi il Molo VII, nel breve-medio termine, si ferma» ha aggiunto Zollia.
A quel punto sarà già iniziata la costruzione del Molo VIII? Difficile oggi dare una risposta seria. Soprattutto dopo l’ultima novità che riguarda proprio HHLA, gestore del porto di Amburgo e grande investitore in quel di Trieste. La Piattaforma logistica è in piena attività, ma i tedeschi hanno scritto all’Authority chiedendo che fosse il pubblico a intervenire per l’investimento che dovrà servire a costruire il nuovo terminal container. La cifra richiesta si aggira sui 980 milioni di euro (come anticipato dal quotidiano Il Piccolo, ma confermato da fonti dell’Authority). E il progetto? E il Piano industriale per portare traffico? Di questo si si sa poco o nulla anche perché la discussione è in corso e le parti in causa non desiderano fa trapelare alcunché. Bisogna quindi affidarsi a voci di corridoio che raccontano di un Molo VIII non esteso in tutta la sua lunghezza (così come previsto da 3 fasi di lavori) e con un sistema di impilamento dei contenitori che potrebbe arrivare fino a 11 pezzi in altezza, per risparmiare spazio orizzontalmente. Guarda caso, si tratta proprio di un sistema utilizzato da DP World (Dubai Ports World), che altri voci ipotizzano essere un possibile partner di HHLA nello sviluppo del progetto.