TRIESTE – Sarà un terminal multipurpose con ampia offerta, ma niente vera concorrenza con l’esistente. I tempi di realizzazione non sono noti, ma il legame con i lavori del Fondo complementare al Pnrr vincola gli interventi pubblici alla fine del 2026.
E’ stato presentato oggi a Trieste il nuovo render del terminal di Adria Port, società di diritto ungherese controllata dallo Stato, che sorgerà nei prossimi anni ai margini di espansione del porto di Trieste. La localizzazione, infatti, lo pone a ridosso della zona industriale sulla quale l’Authority sta portando avanti un’idea di integrazione tra porto, industria e artigianato.
Una superficie di 34 ettari, 650 metri banchina e circa 200 milioni di investimento complessivo, di cui 45 dal Fondo complementare al PNRR, intitolato “Banchinamento parziale del terminal Noghere (fase I secondo il PRP 2016), comprensivo di dragaggio del canale di servizio e di collegamento alla viabilità”. Questi i numeri snocciolati oggi alla presenza di tutti i maggiori rappresentanti istituzionali del territorio, di un rappresentante del governo ungherese e del presidente di Adria Port.
Soddisfatto il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale, Zeno D’Agostino, che ha sottolineato il valore strategico del progetto che rilancia il porto giuliano, assicurando al capoluogo del Friuli Venezia Giulia un ruolo storicamente mai rivestito.
«Il Porto di Trieste e tutto il territorio aspettavano da tanto questo momento, che segna una rivoluzione radicale per lo sviluppo dell’Area di Trieste e di Muggia. Quando sono arrivato, nel 2015, non era facile immaginare ipotesi di riqualificazione dell’area ex Aquila/Teseco – ha sottolineato nell’intervento introduttivo alla conferenza stampa – . Il progetto assume una valenza fondamentale anche, e soprattutto, per lo sviluppo internazionale del porto di Trieste, che instaura così una relazione prioritaria con Budapest, ruolo che storicamente non ha mai avuto».
Infatti, finora gli ungheresi avevano preferito il vicino porto di Capodistria, ma negli ultimi anni il trend è cambiato.
«Abbiamo scelto Trieste per l’importanza del porto e per il sostegno che abbiamo ricevuto da Regione e Autorità portuale. La posizione del porto, il ruolo di Trieste nell’economia dell’Europa Centro orientale e l’efficienza delle supply chain sono altri motivi che ci hanno fatto decidere per Trieste» ha spiegato Peter Kiss-Parciu, vice sottosegretario di Stato, responsabile per lo Sviluppo economico regionale e transfrontaliero del ministero degli Affari esteri e del commercio ungherese.
Sul progetto nello specifico, il presidente D’Agostino ha spiegato come i 650 metri di banchina permetteranno lo svolgimento di attività diversificate, mentre i magazzini dedicati alla logistica rappresentano un alto valore aggiunto al progetto di terminal. L’investimento era inizialmente destinato al porto di Capodistria, ma è stato assegnato a Trieste dopo un lungo lavoro di squadra portato avanti da istituzioni, amministrazioni pubbliche e realtà private. L’obiettivo è che il terminal possa costituire «… un forte volano dal punto di vista geopolitico, economico e occupazionale, rilanciando il ruolo internazionale di Trieste e creando allo stesso tempo posti di lavoro di qualità, che contribuiscono alla rigenerazione di un territorio dalla storica vocazione industriale».
A Peter Garai, presidente Adria Port, il compito di illustrare altri dettagli di un progetto in realtà ancora lontano dalla sua forma esecutiva. Dal punto di vista burocratico, una volta che gli incartamenti saranno completi, sarà infatti necessario procedere con un Accordo di programma per mettere al sicuro l’area dell’ex raffineria e lo specchio acqueo antistante. Il tutto con il coordinamento del Coselag, il Consorzio pubblico per lo sviluppo economico dell’area, in quanto le aree ricadono nel suo comprensorio. Il terminal sarà pienamente integrato con il sistema ferroviario del porto e con la Stazione Aquilinia in particolare, dove i lavori di ripristino sono già in corso da mesi. Sono allo studio anche l’utilizzo di veicoli elettrici e la realizzazione di impianti fotovoltaici. Il tutto, ha spiegato Garai, senza dimenticare la storia del sito, con un’esposizione permanente dedicata all’ex raffineria “Aquila”.
«Trieste si conferma la porta privilegiata per il commercio dell’area mitteleuropea e non solo. Paesi come l’Ungheria e l’Austria sono partner vicini di un sistema unico integrato che può portare sviluppo a tutta l’Europa». Queste le parole di Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, che ha anche sollecitato un forte impulso al governo nazionale per la semplificazione normativa. Secondo Fedriga, infatti, oggi viene spesso impedito agli enti pubblici di dare risposte in tempi adeguati. Il riferimento era in particolare al delicato tema delle bonifiche dei terreni inquinati sui quali sorgerà buona parte del terminal. «L’ambiente lo si tutela dando norme applicabili» ha aggiunto Fedriga.