TRIESTE – I porti di Trieste e Monfalcone in sciopero per quattro giorni invece dei due programmati negli altri porti d’Italia per protestare contro il mancato rinnovo del Contratto nazionale dei lavoratori portuali, scaduto a fine dicembre.
A differenza degli altri scali, in quelli di Trieste e Monfalcone, l’appello della Uil a scioperare già da lunedì contro il mancato rinnovo del contratto, ha trovato l’adesione della maggior parte dei lavoratori. I sindacati parlano di percentuali vicine all’80% con i terminal sostanzialmente fermi (come il Molo VII a Trieste) e alcuni in attività in maniera estremamente ridotta, come quello Ro-Ro e della Piattaforma logistica.
Nessuna tensione ai varchi di accesso presidiati dai lavoratori, senza la presenza delle forze dell’ordine. «Abbiamo chiesto l’occupazione di suolo pubblico per mettere in piedi il presidio, ma non abbiamo impedito a nessuno di andare a lavorare se voleva farlo» precisano gli scioperanti al Varco 4 del porto di Trieste.
Tutto regolare anche allo scalo di Monfalcone, dove la Fit Cgil ha chiesto anche in questo caso all’Autorità di sistema portuale il “consenso di occupazione temporanea antistante varco del Porto di Monfalcone, senza alcun intralcio del transito ai mezzi e persone”.
Ieri in una nota congiunta, i sindacati di categoria facenti capo a Cgil, Cisl e Uil, avevano spiegato che “I lavoratori e le lavoratrici del porto di Trieste scioperano per le intere giornate e turni di lavoro dal 2 al 5 luglio per il mancato rinnovo del loro contratto nazionale scaduto dal 31 dicembre scorso”.
Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti di Trieste, viste le proclamazioni di sciopero delle organizzazioni sindacali nazionali, avevano comunicato le modalità di effettuazione della mobilitazione per il porto di Trieste: 4 giornate di sciopero con astensione completa dal lavoro dal 2 al 5 luglio.
“Malgrado lo stato di agitazione aperto l’11 marzo e lo sciopero del 5 aprile scorsi – pur avendo successivamente registrato dei passi in avanti – il negoziato, per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei porti scaduto il 31 dicembre 2023, non ha ancora raggiunto un livello adeguato alle aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori. C’è l’assoluto bisogno di giungere al più presto al rinnovo del CCNL dei porti, con un accordo che preveda un aumento economico utile al recupero del potere d’acquisto perso dalle lavoratrici e dai lavoratori, oltre che gli ulteriori miglioramenti delle condizioni di lavoro, elevando gli standard di sicurezza” recita una nota stampa.
“I lavoratori e le lavoratrici dei porti italiani scioperano per difendere l’unitarietà del loro contratto nazionale messa in pericolo dalle ipotesi di riforma della legge 84/94 e dalle associazioni datoriali dei grandi gruppi armatoriali che, divenuti anche terminalisti, vedono con insofferenza la normativa e il contratto unico che difende il lavoro portuale” prosegue il comunicato.
“La vertenza per il rinnovo del contratto nazionale e questa importante mobilitazione devono inoltre essere l’occasione nel territorio per discutere come le importanti risorse investite nel porto non rimangano a vantaggio di pochi, ma siano occasione di ridistribuzione di risorse nel territorio partendo dal lavoro, in tutte le sue articolazioni, garantito, di qualità, retribuito equamente e svolto nel pieno rispetto di tutte le norme sulla salute e sicurezza sul lavoro” conclude la nota.
È stato inoltre precisato che lo sciopero non riguarderà le prestazioni che possano in qualche modo coinvolgere i diritti delle persone costituzionalmente tutelate, quelli alla vita, alla salute, alla libertà, alla sicurezza, alla libertà di circolazione.