TRIESTE – Secondo le Università di Trieste e Udine l’acciaieria dell’Aussa Corno (progetto Danieli non ancora ufficializzato come location) si può fare.Questi, in estrema sintesi, i risultati degli studi commissionati da Regione Fvg ai due atenei, per capire se ci fossero elementi sufficienti per vietare a priori un insediamento di dimensioni importanti, progettato dalla Danieli di Buttrio per l’ucraina Metinvest, ma non ancora definito in quanto a localizzazione (potrebbe finire nei pressi di Ravenna). Il fatto che l’area (circa 150 ettari) si trovi a breve distanza dalle banchine di Porto Nogaro, è uno degli elementi che gioca a favore dell’insediamento, per il quale sarebbero richiesti circa 700 posti di lavoro. In particolare, lo studio dell’Università di Udine si è soffermato sull’accessibilità nautica, valutando navi di 180 metri di lunghezza, per le quali sarebbe necessario garantire un pescaggio di poco inferiore ai 10 metri. Gli escavi nel canale di accesso al porto potrebbero rappresentare un problema di non facile soluzione, anche se – hanno spieato i ricercatori – sarebbe sufficiente garantire la profondità solo nella “cunetta” centrale, come si sta facendo negli studi per il Canale Vittorio Emanuele III nel porto di Venezia. “Dal punto di vista ambientale non esistono condizioni evidenti per limitare a priori l’insediamento di ulteriori attività industriali nell’Aussa Corno” concludono gli studi. Al momento la comunità locale si dice contraria allo stabilimento, il cui impatto ambientale sarebbe tutt’altro che trascurabile. Non si è invece espresso in maniera definitiva l’attuale governo regionale, che probabilmente attende di avere in mano tuti gli elementi necessari prima di prendere una posizione forte.
Contrarie invece le opposizioni in Consiglio regionale, dove ieri si è espressa in maniera chiara la consigliera del Movimento 5 Stelle, Rosaria Capozzi. «Gli studi confermano l’impatto devastante dell’acciaieria nella zona industriale Aussa Corno. Se qualcuno pensa che la Commissione di domani (oggi, ndr) sia solo una vetrina per esporre i dati positivi lo faccia, noi ribadiremo ovunque quelli che sono i risultati negativi degli studi, lasciando magnificare quelli positivi a chi ha a cuore solo gli interessi economici». Capozzi ha evidenziato che – proprio secondo le ricerche – l’acciaieria comporterebbe un aumento del traffico sulle strade da 80 a 3250 veicoli al giorno, 2416 treni l’anno in più in entrata e uscita dalla Zona industriale, un aumento di dieci volte delle emissioni di monossido di carbonio (2mila tonnellate l’anno, +1031%), 9 volte quelle di acido cloridrico (156 tonnellate, +896%), 5 volte di diossine e furani (+451, 5%), nonché il raddoppio delle polveri sottili “in un’area non capace di rimuovere e diluire gli inquinanti immessi, per cui si prevede l’accumulo e il ristagno di inquinanti su scala locale”.