TRIESTE – Semplificare le norme per chi naviga come diportista, per chi vuole affittare una barca e per “spingere” il turismo nautico che in Italia muove 47 miliardi l’anno.
Questa la fotografia emersa ieri dal convegno “Turismo nautico e navigazione da diporto: situazione attuale e prospettive evolutive”, all’Università di Trieste. Vi hanno preso parte Gian Paolo Dolso (direttore del Dipartimento IUSLIT), Massimo Campailla (professore di Diritto della navigazione e dei trasporti nell’Università di Trieste), Roberto Perocchio (presidente di Assomarinas), Luciano del prete, (Direttore Marittimo del FVG e Comandante del porto di Trieste), Alessio Claroni (professore di Diritto della navigazione nell’Università di Trento) Il contratto di ormeggio nella Anna Montesano (professore di Diritto della navigazione nell’Università di Ferrara), Federica Fantuzzi (Dottore di ricerca in Scienze penalistiche nell’Università di Trieste) e Stefano Zunarelli (professore di Diritto della navigazione e dei trasporti nell’Università di Bologna).
Quello del turismo nautico è un comparto che che fattura più o meno 47 miliardi in un anno a livello nazionale, con una occupazione di circa 27.000 addetti, fra diretti e indotto. E circa il 60%, ha sottolineato il professor Campailla, ruota attorno alla navigazione delle imbarcazioni da diporto. «In effetti si tratta di un settore del turismo ad alto valore aggiunto, cioè un’alternativa valida al turismo “mordi e fuggi” che spesso porta tanta affluenza e tanti disagi alle nostre città, ma che poi alla fine lascia poca ricchezza. Il turismo nautico – ha aggiunto Campailla – ha degli ulteriori ambiti di potenziale sviluppo e quindi è un settore che andrebbe attentamente valutato; dal punto di vista normativo, è stato inquadrato in maniera piuttosto compiuta nel 2005 con l’adozione del Codice della nautica da diporto».
Nel decennio 2010-2020, in Italia il turismo nautico aveva subito una lunga crisi, legata alla crisi globale finanziaria e alla tassa di possesso sulle imbarcazioni. Uno degli strumenti che era stato messo in atto per uscire da questo difficile periodo era il Codice della nautica da diporto che era nato nel 2005 e che poi nel 2017 e nel 2020 aveva subito degli aggiornamenti importanti, tra i quali anche l’introduzione dello Sportello telematico del diportista e dell’archivio telematico del diporto nautico, il cosiddetto registro elettronico delle imbarcazioni che serviva anche a evitare la duplicazione dei controlli e le “perdite di tempo”, garantaendo una maggiore trasparenza rispetto al passato. «Adesso tutti gli operatori sono in attesa di una cosa che è stata garantita dal viceministro Rixi, probabilmente, per settembre: il regolamento attuativo del Codice della nautica dei porto – ha spiegato Roberto Perocchio, presidente di Assomarinas – che è un regolamento che va a disciplinare alcuni punti che richiedono un’organizzazione, un’accelerazione».
Perocchio ha citato l’articolo 49 del Codice della nautica che disciplina le concessioni per il posizionamento a terra delle piccole imbarcazioni per il rimessaggio a secco, oppure alcune norme importanti per rendere più snello il Registro internazionale del diporto italiano. Questo servirebbe anche al mondo dei superyacht, che scelgono spesso altre bandiere, perché il nostro Registro nazionale richiederebbe dei piccoli aggiornamenti per semplificare le pratiche e tanti aspetti minori «… che devono favorire l’industria e il turismo nautico nazionale nel momento in cui molti si rivolgono anche ad altre bandiere come la bandiera polacca» ha aggiunto il presidente di Assomarinas.
Sollevato anche il costante tema dell’attuazione del Piano del mare, del Ministero del mare e del CIPOM, con la grande analisi di 200 pagine che va a evidenziare quali nodi sono ancora da sciogliere. Per quanto riguarda la portualità turistica, in questo momento in fase di ripresa, è stata evidenziata la necessità di migliorare la competitività fiscale dei prodotti turistici dal punto di vista del tema del classamento catastale. Così come è stato segnalato il tema della semplificazione dei dragaggi, perché ci sono procedure pensate per i porti commerciali che “strangolano la piccola (portualità destinata alla nautica da diporto”.
Perocchio ha anche spiegato che la crescita non è paragonabile a quella degli anni ’80-’90, quando si facevano 5.000 immatricolazioni di nuove di imbarcazioni ogni anno, mentre dopo la crisi finanziaria si era crollati a 300, con le patenti nautiche da 34.000 all’anno scese a 12.000 all’anno. «Quindi il compito del legislatore è quello di perseverare nel produrre norme di attuazione del Codice della nautica e nuove norme di semplificazione del turismo nautico – ha sostenuto Perocchio – che mantengano il mercato a livelli di fiducia e di progresso».
Le patenti nautiche attualmente risalite a 20.000 all’anno rappresentano un sintomo di fiducia. È vero anche però, che il mercato, la vendita di imbarcazioni nuove, ha subito un inevitabile rallentamento perché dopo tre anni di crescita era fisiologico un rallentamento, manifestatosi anche a livello internazionale. Secondo il presidente di Assomarinas, per mantenere la fiducia nel comparto di utenti e investitori che oggi come oggi vivono tante difficoltà economiche su molti fronti (aumento del costo degli interessi che ha frenato la la stipula dei leasing nautici, aumento delle materie prime con prezzi lievitati del 30-40%) è necessario lavorare sulle semplificazioni a partire dai dragaggi dei porti turistici fino alla licenza di navigazione temporanea per i superyacht.