TRIESTE – Un emendamento bocciato in Commissione al Senato riapre la diatriba sull’extradoganalità del Punto Franco internazionale di Trieste.
Stavolta però la discussione non è più con l’Ue (rea di aver incluso il porto di Trieste nell’elenco sbagliato) ma tra forze politiche nazionali.
«FdI e il resto del centrodestra al Senato hanno detto “no” al porto franco internazionale di Trieste. Avevamo l’occasione ideale per passare dalle dichiarazioni di principio a un atto concreto tanto atteso, dimostrando di essere uniti al di sopra delle parti in difesa di un interesse superiore. Bastava votare l’emendamento che ho presentato alla legge di delegazione europea, ma il centrodestra non ha voluto. Con parere contrario del Governo e del relatore e poi ai voti nell’aula del Senato la norma è stata bocciata. Anche FdI che pur vorrebbe intestarsi la primogenitura del porto franco di Trieste, ha votato contro». Così la senatrice Tatjana Rojc (Pd) riferisce l’esito del voto di ieri sera sul suo emendamento all’articolo 12 bis della legge di delegazione europea, che delegava il Governo ad attuare le iniziative occorrenti per formalizzare alla Commissione europea la proposta di modifica del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, “finalizzata all’esclusione della zona franca del porto di Trieste dal territorio doganale dell’Unione europea”, garantendo così “la piena e corretta applicazione della normativa internazionale ed europea in materia di libera lavorazione industriale delle merci nei punti franchi del porto di Trieste”.
«L’emendamento in oggetto è stato presentato dalla senatrice in quarta commissione permanente in sede referente senza annunciarlo, condividerlo, né confrontarsi con qualcuno. Ed infatti è risultato tecnicamente sbagliato, in quanto estraneo all’oggetto della delega al Governo votata in quel momento e non compatibile con una delega legislativa conferita al Governo ai sensi dell’articolo 76 della Costituzione. Quindi – sostiene Claudio Giacomelli, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Regione Fvg – era un emendamento impossibile da approvare. La verità è che le azioni della Senatrice Rojc sono fondamentalmente un danno per la città. Pensare, su un tema così complesso e delicato come quello dell’extradoganalità dei punti franchi del Porto di Trieste, di fare da sola, senza avvisare nessuno del territorio, senza avvisare nessun parlamentare regionale di centrodestra, senza discuterne prima con il Ministro competente, è la semplice volontà di fare la protagonista senza nessuna speranza. A giudicare da questo modus operandi – butar lì emendamenti dall’opposizione senza nessuna condivisione e valutazione con le forze di maggioranza – sembrerebbe quasi che l’unico obbiettivo della senatrice Rojc sia quello di farseli bocciare per poi gridare allo scandalo contro il Centro destra e in particolare contro FDI».
«Il fondamentale decreto attuativo per il Porto franco internazionale di Trieste del governo Gentiloni – insiste la senatrice Rojc – ha posto le basi, c’è stata l’approvazione al Senato della mia risoluzione e il ddl che ho depositato nelle due ultime legislature, poi c’è stato un ordine del giorno di maggioranza alla Camera, salutato da FdI come punto di svolta. Ha prevalso lo spirito di parte, la bandierina di partito, e tanti saluti all’interesse di un porto nazionale, della competitività del Paese. Non si capisce questa incoerenza. Il porto è per Trieste e per tutta l’area un polmone per l’economia, a maggior ragione in un momento in cui le crisi si sommano. Ultima è arrivata la mazzata del Mar Rosso e le aziende a livello globale cercheranno localizzazioni industriali in Europa con agevolazioni e aumenteranno le scorte, che nel porto franco si possono stoccare senza limiti temporali che invece ci sono nelle zone franche comunitarie. Il porto franco è anche strumento difensivo dalle crisi e noi continueremo a chiederlo».
«Fosse così semplice, ci si domanderebbe poi perché la Senatrice Rojc non abbia presentato emendamenti simili quando il PD era al Governo con Stefano Patuanelli Ministro. Non è così che si fanno gli interessi di Trieste né, tantomeno, si possono ottenere risultati su temi complicati e delicati come quello dell’extradoganalità.
Si tranquillizzi la senatrice Rojc che FDI Trieste, e l’Onorevole Matteoni in particolare, sta continuando nella difficile e delicata opera di tessitura di una trama complessa che fatta da molte e sparse fibre, per cercare di raggiungere l’auspicato risultato – spiega Giacomelli – di sottrarre i punti franchi del Porto di Trieste delle aree territoriali italiane inserite all’interno della zona doganale europea. La senatrice Rojc faccia un bagno di umiltà e impari a giocare in squadra per la città sempre che a lei non interessi più la polemica che il risultato».