TRIESTE – Si chiamano Monica, Erika, Sara, Edislaidys, tutte under 30. L’Agenzia del Lavoro Portuale di Trieste assume le prime quattro donne da avviare, una volta formate, alle operazioni portuali.
Lo scalo del Friuli Venezia Giulia si apre così al lavoro femminile in banchina. Le quattro donne, provenienti da esperienze di impiego in altri settori, saranno assunte per un primo periodo attraverso la società di lavoro interinale INTEMPO, come è avvenuto per altri lavoratori.
L’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale ha dato sostegno all’iniziativa, supportando ALPT (soggetto art. 17 al porto di Trieste) a risolvere il primo problema logistico legato a spazi adeguati e spogliatoi dedicati alle donne.
«Il problema è il cambiamento di paradigma nell’organizzazione del lavoro. Si continua a impostare sempre le cose con un approccio da uomini, ma la professionalità e la competenza non hanno mai genere. La competitività del nostro porto – ha detto Zeno D’Agostino, presidente dell’Authority a Trieste e Monfalcone – passa dalla capacità di attrarre talenti, indipendentemente dal genere. L’assunzione delle prime quattro donne in ALPT è un messaggio importante e nuovo che si vuole dare nel processo di evoluzione di un porto sempre più inclusivo e aperto alle donne. Era ora, perché in altri porti succede già. Dopo questo primo passaggio, auspichiamo che tanti altri ne vengano fatti anche dai soggetti privati presenti nei nostri due scali, incoraggiando il mondo femminile a considerare la portualità e la logistica come settori sempre più accessibili».
Francesco Mariani, presidente di ALPT, ha rimarcato con soddisfazione il valore sociale, adeguando anche il lavoro portuale ai cambiamenti intervenuti nella società italiana in materia di lavoro femminile: «Abbiamo fatto nelle settimane scorse sei assemblee, suddividendo i portuali in gruppi, per illustrare loro la situazione positiva della attività dell’Agenzia. In quella occasione abbiamo informato i lavoratori dell’intenzione di aprire alle donne l’opportunità di operare in banchina al loro fianco, trovando consenso e accoglienza. Il porto di Trieste deve crescere nel traffico, nell’infrastruttura, nelle tecnologie e nella parità di genere».