TRIESTE – A Trieste si rischia di avere un porto senza navi tra il 27 dicembre e il 18 gennaio a causa dei problemi in Mar Rosso.
Lo ha annunciato oggi il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale, Zeno D’Agostino, a margine di una conferenza stampa per presentare alcuni lavori sulla viabilità di accesso allo scalo.
«Le notizie non sono buone, dalla fine dell’anno al 17-18 di gennaio non avremo navi in porto. Le navi partite (dal Far East, ndr) faranno un giro diverso – ha detto D’Agostino – e quindi arriveranno con qualche giorno di ritardo. Non sarà quindi un inizi d’anno buono. Si tratta di un problema per tutti i porti nazionali, ci stiamo scrivendo tra presidenti, stiamo scrivendo al Ministero, sto scrivendo anche a Bruxelles per spiegare ciò che sta accadendo nel Mediterraneo».
Dopo gli attacchi delle scorse settimane da parte degli Houthi dello Yemen, che spiegano di voler dare sostegno alla causa palestinese, gli armatori sembrano aver scelto di non rischiare le navi di grandi dimensioni. Per questo è stato deciso di non attraversare più Mar Rosso e Canale di Suez, fintanto che la situazione non si sarà regolarizzata. A questo proposito è in corso di formazione una task force guidata dagli Usa per presidiare le aree di mare a maggior rischio.
Al porto di Trieste vige una buona dose di incertezza, con una nave Maersk che salterà una toccata e con i successivi ritardi, dovuti alla nuova rotta che doppia il Capo di Buona speranza. Stessa sorte dovrebbe toccare ai porti di Capodistria in Slovenia e Fiume in Croazia, almeno per i servizi marittimi in comune con il porto di Trieste.
Nessun problema, al momento, per il traffico Intramed e per le petroliere dirette al terminal Siot. La maggior parte di queste ultime, infatti, arriva dal Mar Nero e dalla Libia.
Non nasconde una certa inquietudine il presidente di Confetra Fvg, Stefano Visintin: «Con i dati attuali potrei solo esprimere una preoccupazione per gli eventi, dal momento che per il porto di Trieste le linee di navigazione che collegano l’Adriatico con l’Estremo Oriente sono fondamentali e passano tutte per il canale di Suez e lo stretto di Bab-El- Mandeb, fra il Corno d’Africa e la penisola arabica». «Ma al momento abbiamo appreso solo della cancellazione della toccata di una nave, mentre le altre sono fin qui confermate. Gli armatori – continua Visintin – hanno comunicato l’introduzione di una maggiorazione per il rischio di transitare nel Mar Rosso pari a 300 dollari /Teu per le merci destinate al Medio Oriente e di 1000 dollari/Teu per le merci destinate al Golfo Persico. In considerazione del livello molto basso dei noli, la maggiorazione inciderà in modo significativo, ma non dovrebbe colpire eccessivamente i traffici.
Il presidente di Confetra sostiene che, da un’analisi globale in cui l’interscambio commerciale dell’Unione Europea con il Medio ed Estremo Oriente rimane poco vivace, il costo elevato per il transito delle navi nel Canale di Suez, il costo per l’ETS ed ora i maggiori costi assicurativi per il transito nello stretto di Bab-El-Mandeb potrebbero nel complesso indurre gli armatori ad effettuare il periplo dell’Africa e raggiungere direttamente i porti del Nord Europa, tagliando fuori il Mediterraneo e logicamente l’Adriatico. Ma il costo di gestione delle navi più grandi e la difficoltà di gestire la logistica a terra sono tali da scoraggiare questa decisione, sempre che la situazione politica non degeneri ulteriormente. Fra le contromisure che si potrebbero concretamente mettere in atto, l’Unione Europea potrebbe rinviare l’entrata in vigore dell’ETS per il settore marittimo mercantile.
L’argomento è stato affrontato oggi anche dal presidente dei porti di Venezia e Chioggia, Fulvio Lino Di Blasio, durante la presentazione dei dati non proprio esaltati che interessano Porto Marghera. «La rischiosità del transito delle navi con il Far East lungo il Mar Rosso sta raggiungendo livelli tali per cui una 50ina di navi hanno scelto di far il periplo del continente africano piuttosto che esporsi ad attacchi rivoltosi in Mar Rosso. Venezia – ha ricordato Di Blasio – non ha collegamenti con Far East, a causa del Mose e non solo. Nell’immediato non prevediamo alcun impatto, ma se la situazione dovesse protrarsi, allora l’intero Mediterraneo entrerebbe in competizione, perché una volta che uno fa il periplo africano il Nord Europa non è così impossibile e la convenienza dei collegamenti ferroviari anche: un elemento che andrebbe sotto l’attenzione Governo. Si tratta di un tema su cui dobbiamo tenere alta l’attenzione, anche in ambito delle associazioni dei porti italiani e dei porti europei».