TRIESTE – Niente conferme ufficiali e nessuna sicurezza sui progetti, ma il futuro del Molo VIII sembra ormai delineato: prima fase operativa nel 2027 e 500mila Teu di movimentazioni.
Nei mesi scorsi si è aperto un tavolo di trattativa tra HHLA e Autorità di sistema portuale, per capire in quali parti dovrà essere diviso l’investimento. La questione è abbastanza semplice: la prima parte del molo (400 metri per 50 di larghezza) avrà un costo di circa 350 milioni, quanti a carico del pubblico? La domanda è scontata perché la struttura diventerà demaniale e quindi HHLA gradirebbe una partecipazione. Il tutto, considerando anche la spesa per le prime tre gru STS, le quali – tenuto conto dei fondali da 17 metri – sarebbero in grado di servire anche le portacontainer da oltre 20mila Teu.
Da dove si prevede che arrivino i container? Anche se non ci sono dichiarazioni ufficiali in merito, fonti certe indicano che HHLA non intenderebbe portare via traffico consolidato su altri terminal, ma sfruttare piuttosto la condizione nella quale potenzialmente si troveranno presto sia il Molo VII – gestito da Trieste marine terminal – che il porto di Capodistria. Entrambi, infatti, potrebbero raggiungere il limite di capacita entro 2-3 anni, anche in considerazione del trend di crescita che non è mai calato, neanche in periodo Covid. Altri contenitori sarebbero poi attesi da Compagnie di navigazione che al momento non scalano i succitati terminal, o lo fanno col contagocce. Da qui il calcolo di 500mila Teu per il primo anno a regime che si ipotizza essere il 2027, ma più verosimilmente il 2028.
Per agevolare il traffico container, esiste anche l’ipotesi – in aggiunta al progetto principale – che venga spostato l’ormeggio per i Ro-Ro (in area Logistica Giuliana?) in modo da lasciare spazio nel piazzale per i contenitori. A tutto ciò, dovrebbe essere propedeutico il trasferimento dell’attuale terminal ferroviario dalla Piattaforma logistica all’area dell’ex Ferriera (con la possibilità di formare treni da 750 metri), dove Icop sta lavorando alla ripulitura dell’area e dove Logistica Giuliana ha già ottenuto il via libera per operare da terminalista.
Per quanto riguarda le date, è chiaro che tutto il progetto resta legato ai lavori da 180 milioni di euro che l’Authority sta per iniziare nell’ambito del Fondo complementare al Pnrr, ma che subiranno inevitabili ritardi sul completamento previsto entro il 2026. La realizzazione della “Estensione delle infrastrutture comuni per lo sviluppo del Punto franco nuovo”, sarà infatti fondamentale per il futuro del nuovo terminal container del porto di Trieste. Le aree in questione sono quelle un tempo appartenenti allo stabilimento siderurgico della Ferriera e oggi destinate a diventare scalo ferroviario e retroporto del Molo VIII. L’intervento principale riguarda la stazione ferroviaria di Servola con annessi servizi (palazzine per controlli fitosanitari e altri). Compresi nello stanziamento anche alcuni interventi sulla Grande viabilità, strada di collegamento con la rete nazionale e internazionale.
L’utilizzo degli spazi sarà quindi dettato dalle richieste di mercato, ma anche dalla tempistica delle autorizzazioni.
Anche se, al momento, tutto sembra abbastanza aleatorio, in realtà – senza eccessivi clamori – HHLA sta lavorando al progetto. Sul sito della controllata italiana HHLA PLT Italy sono aperte ancora 12 posizioni (altrettante dovrebbe essere state appena coperte), tra esperti di operazioni portuali, ingegneri e “legal coordinator” che andranno ad aggiungersi agli oltre 130 dipendenti già oggi guidati dall’ad Antonio Barbara e che serviranno a formare un team dedicato al progetto per la nuova banchina. Curioso notare anche la richiesta per un “esperto in automazione”. Il Molo VIII infatti, probabilmente già ad iniziare dalla prima fase, presenterà una forte componente proprio nei processi che prevedono macchine a controllo remoto. Il volume di movimentazioni, però, alla fine degli interventi, dovrebbe essere tale da garantire (in questo caso dovremmo spostarci verso il 2040) un numero importante di figure professionali: si vocifera di circa 700 persone una volta che l’intero terminal avrà completato le fasi previste. Va ricordato infatti, che il totale dell’investimento dovrebbe superare il miliardo di euro e quindi creare un giro d’affari e di assunzioni adeguato all’impegno finanziario.