TRIESTE – L’anno di riferimento è il 2020 ma gli argomenti restano attuali: la Corte dei Conti approva l’operato dell’Authrority di Venezia ma evidenzia carenze sull’unificazione amministrativa degli scali, il “protocollo fanghi”, ritardi su riqualificazione Marghera.
“Le strategie di sviluppo dell’Autorità di sistema portuale Mar Adriatico settentrionale (AdSP MAS) e gli interventi per garantire il rispetto degli obiettivi prefissati sono strettamente collegati al più generale tema della salvaguardia della laguna di Venezia. Non risulta ancora completata – si legge nella nota emessa dalla Corte dei Conti – l’unificazione amministrativa e gestionale dei porti compresi nell’Autorità, con evidenti ripercussioni sulla programmazione strategica, sull’organizzazione e sui servizi gestiti”.
La sintesi è il risultato di quanto emerso dalla relazione della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti sulla gestione 2020 dell’AdSP MAS, approvata con delibera n. 131/2021, nella quale la magistratura contabile ha evidenziato l’assenza di aggiornamenti al Protocollo sperimentale “Fanghi” – risalente al 1993 e, a tutt’oggi, unico riferimento per la gestione in condizioni di sicurezza ambientale dei sedimenti – anche al fine di adeguarlo alle più recenti discipline normative comunitarie e nazionali, in materia di salvaguardia ambientale.
Visti gli ultimi provvedimenti normativi – prosegue la Sezione – come il “decreto Venezia” e il PNRR, che hanno previsto ingenti risorse per lo sviluppo dell’area, è necessario dar corso rapidamente ad un’ampia programmazione strategica degli interventi di sviluppo. In materia di grandi infrastrutture, inoltre, si sono registrati nel 2020 ancora ritardi, soprattutto nella riconversione e riqualificazione economica dell’area industriale di Porto Marghera.
La gestione 2020 si è conclusa con un avanzo finanziario di competenza di 7.188.288 euro (-6.965.251 nel 2019) ed un risultato di amministrazione di 20.280.936 di euro (11.472.470 nel 2019). Il conto economico evidenzia un utile di esercizio di 425.236 euro, decisamente inferiore rispetto al 2019 (10.502.315 euro). Il patrimonio netto ammonta a 235.948.518 euro (235.523.282 nel 2019) per effetto dell’utile di esercizio di 425.236 euro, mentre il debito complessivo passa dai 309.107.586 del 2019 ai 320.921.409 del 2020.
“Rilevanti gli effetti della pandemia ancora in corso nella gestione delle attività e nel bilancio 2020, in particolare – conclude la nota – se riferiti alla contrazione dei proventi da tasse di ancoraggio, tasse portuali e canoni ed alla diminuzione del traffico portuale (in calo dell’11% circa rispetto al 2019) che si attesta complessivamente a 23 milioni di tonnellate: il porto di Venezia vede diminuire i propri traffici del 10,2% mentre quello di Chioggia di ben il 31%”.