TRIESTE – “La gestione dell’isola delle Tresse a Venezia, come deposito dei fanghi di scavo e drenaggio dei canali della città lagunare, continua ad avvenire in maniera illegittima”.
Con queste parole l’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) riapre la questione – già oggetto di un esposto da parte di gruppi ambientalisti – degli escavi a Venezia. Interventi vitali per il funzionamento del porto e della stessa città.
Secondo Anac, le iniziative assunte dalla società che sta procedendo alla gestione sono in contrasto con quanto stabilito e richiesto da Anac stessa.
L’Autorità portuale del Mare Adriatico Settentrionale ha ora tempo 45 giorni per comunicare come intende mettersi in regola. Anac raccomanda, inoltre, di valutare la possibilità di attivare le misure compensative previste dalla legge.
Il project financing a base della concessione del 12 gennaio 2007 riguardava la realizzazione e gestione di una porzione dell’isola delle Tresse, affidata dall’Autorità portuale alla concessionaria Tressetre scpa. Tale concessione – spiega Anac – non includeva la gestione della porzione dell’isola di Tresse 1, data in gestione dal Magistrato delle Acque (attuale Provveditore) ad altro concessionario (Veritas s.p.a), con disciplinare del 26.10.1994, il quale assentiva solo in favore di Veritas s.p.a la gestione dell’isola. “E’ emerso, invece, che l’oggetto della concessione del 2007 è stato modificato in virtù di un accordo del 28 novembre 2008 stipulato tra i due concessionari per garantire alla concessionaria T. s.c.p.a. l’espletamento delle attività di propria competenza. La modifica del contratto di concessione del 2007, mediante ampliamento dell’oggetto della concessione stessa, dunque è avvenuta per effetto di un accordo tra due concessionari privati, accordo al quale le parti concedenti (l’Autorità portuale e il Provveditorato) comunque non si sono opposte”.
Secondo Anac, la modifica del contratto di concessione appare illegittima, in quanto l’oggetto della concessione è stato definito dal disciplinare posto a base di gara e dal successivo contratto del 12 gennaio 2007, e la sua modifica può, quindi, avvenire solo mediante il ricorso alle varianti previste contratto. “In questo caso, l’estensione della concessione è avvenuta addirittura attraverso un accordo tra i privati concessionari, ben al di fuori delle ipotesi ammesse dall’ordinamento. Peraltro, la circostanza che i concedenti fossero a conoscenza della modifica, più che legittimare la soluzione adottata, pare aggravare la rilevanza della violazione, in quanto l’Autorità portuale aveva l’espressa responsabilità di vigilare sull’andamento della concessione. Di più, con gli atti aggiuntivi del 2018 e del 2019 la modifica intervenuta è stata oggetto di una particolare cristallizzazione, mediante le assegnazioni delle procedure negoziate oggetto di censura con la delibera ANAC 93/2023, avendo incluso in tali ultime assegnazioni la gestione unitaria dell’isola di Tresse 1 e Tresse 3″ conclude Anac.
“La modalità di cessione della gestione dell’isola di Tresse 1 da parte di Veritas in favore di Tresse 3, dunque, si pone in chiara violazione del contratto del 12.1.2007, nonché del disciplinare del 28.10.1994, il quale prevedeva espressamente che l’autorizzazione alla gestione dell’isola di Tresse 1 fosse assentita esclusivamente alla Veritas. L’illegittima estensione dell’oggetto della concessione mantiene attuale interesse, in quanto con gli atti aggiuntivi del 2018 e del 2019 la stessa concessione è stata di fatto prorogata, mediante modalità già valutate come illegittime con la delibera Anac 93/2023. Sicché le considerazioni e le raccomandazioni espresse nell’ambito della Delibera ANAC 93/2023, in ordine agli atti aggiuntivi del 2018 e 2019 che hanno esteso temporalmente la durata della concessione sino al 31.12.2022, devono ritenersi valide anche in riferimento all’isola di Tresse 1”.
L’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico settentrionale, guidata da Fulvio Lino Di Blasio, risponde ribadendo “l’importanza che si è sempre attribuita al confronto con ANAC e al relativo accompagnamento al miglioramento dell’azione amministrativa”.
Nel prendere atto della nota, l’Authority esprime “grande sorpresa rispetto ad alcune contestazioni e valutazioni in essa contenute, che appaiono del tutto decontestualizzate rispetto al percorso lineare ed efficace di confronto avuto fino ad oggi, arrivando addirittura a eccepire aspetti nuovi o differenti da quanto esposto nella precedente delibera 93/2023, ivi compresi alcuni evidenti errori o imprecisioni nel riepilogo dei riscontri già forniti in modo più che esaustivo e a più riprese dall’Ente”. Una nota della stessa Autorità di sistema portuale osserva ancora come appaiano completamente ignorate le azioni concrete “messe proattivamente in campo dall’AdSP proprio per riscontrare le raccomandazioni di ANAC in merito alla necessità di uscire dalla situazione di esclusività dell’esecutore del servizio (cosiddetta condizione di “lock-in”), che invece costituiva il tema principale della precedente comunicazione e che da tempo non venivano affrontate. Stupisce, inoltre, come vengano invece criticate scelte notoriamente legittime – anzi obbligatorie – come la costituzione del Collegio Consultivo Tecnico per la gestione delle controversie contrattuali”.
L’Autorità esprime fiducia nella correttezza e legittimità delle azioni intraprese dall’AdSP e nella loro utilità “per la positiva risoluzione del problema della gestione dei sedimenti, che rappresenta un elemento vitale per la città, per il mantenimento della funzionalità dei canali di navigazione e per la possibilità di realizzare le opere di cui il Porto (con tutto il sistema delle imprese e del lavoro portuale) ha assoluta necessità”.
L’avvio del “procedimento di vigilanza” da parte di Anac sulla questione fanghi era stato comunicato all’inizio dello scorso anno alle associazioni che si erano rese protagoniste dell’esposto all’Autorità giudiziaria nel settembre del 2020.
A ribadire l’importanza degli escavi – e quindi della gestione dei fanghi – ci aveva pensato lo scorso settembre Venezia Port Community, il comitato di 36 realtà locali attivo sui temi della città, del suo porto e della Laguna.