TRIESTE – Il porto di Trieste e il sistema logistico regionale del Friuli Venezia Giulia sono competitivi soprattutto grazie ai collegamenti ferroviari e Rete ferroviaria italiana sta intervenendo in maniera pesante sui binari della regione.
Ad iniziare dal “Nodo di Udine” centrale sia geograficamente che per lo smistamento del traffico. Un “collo di bottiglia” che si sta cercando di superare: 50 milioni di euro sono già a disposizione ed è appena stato aggiudicato un appalto per i lavori. «Ne mancano altri 150 ma sappiamo cosa dobbiamo fare» ha spiegato nei giorni scorsi ad un convegno Carlo De Giuseppe, responsabile commerciale di RFI per il Nordest.
Gli interventi complessivi del progetto di Udine prevedono un nuovo Apparato centrale, modifiche di Piano regolatore generale, il raddoppio della linea di cintura, nuovi posti di movimento ma soprattutto ciò che interessa il traffico merci: l’adeguamento per treni da 750 metri e una nuova stazione per eliminare le interferenze col traffico viaggiatori. Poi verranno altri interventi di potenziamento. A Udine, intanto, i lavori sono già iniziati e, svolgendosi soprattutto in orario notturno, non stanno per il momento limitando i servizi.
Quasi una risposta al grido d’allarme lanciato dall’assessore regionale ai trasporti, Graziano Pizzimenti, che durante lo stesso convegno ha ribadito l’impegno della Regione FVG a trasformare il territorio in una piattaforma logistica diffusa «L’intervento più urgente – ha specificato Pizzimenti – è sicuramente quello che riguarda lo snodo ferroviario di Udine. Se non modifichiamo la situazione attuale, decisamente critica, il rischio molto serio è quello di danneggiare l’intero sistema portuale della nostra Regione. Per noi risulta inoltre strategico mettere in collegamento i tre porti e i quattro interporti presenti in Friuli Venezia Giulia. Una sinergia che deve essere sia fisica sia organizzativa» ha concluso l’assessore.
Un occhio RFI lo sta dando anche al valico di Tarvisio con l’Austria che, ad oggi non presenta criticità, spiega ancora De Giuseppe, ma che in prospettiva dovrà subire alcuni interventi. Il porto di Trieste, infatti, con tutta la lunga serie di lavori previsti sull’infrastruttura ferroviaria, è destinato a raggiungere la capacità di 25mila treni l’anno.
Ma è sulla velocizzazione della tratta Venezia Mestre-Trieste che si punta in maniera pesante, dopo avere discusso e sostanzialmente rinunciato all’Alta velocità/Alta capacità. Gli interventi previsti ammontano a 1,8 miliardi di euro. «Di questi 232 milioni sono già appaltati – spiega ancora De Giuseppe – e si tratta soprattutto della parte tecnologica come cavi o apparati di stazione, cose che non si vedono molto. Ma stiamo già lavorando. Il porto di Trieste, infatti, ha necessità di dialogare sull’asse Adriatico-Baltico, ma anche verso l’Ovest italiano, cioè sul Corridoio Mediterraneo».
Il progetto di potenziamento della Trieste-Venezia consentirà anche una velocità massima di 200 chilometri orari per i treni passeggeri: un’opportunità che viene vista con particolare interesse per le ripercussioni nel settore delle crociere. Tutto ciò grazie al rinnovo del sistema di distanziamento della linea storica (si gestiranno fino a 10 treni/ora per direzione), una variante di tracciato, un nuovo ponte sul fiume Isonzo, la soppressione di tutti i passaggi a livello pubblici e privati e l’adeguamento a 750 metri di due stazioni intermedie. Le prime attivazioni sono previste nel 2023.