TRIESTE – L’attacco della Russia all’Ucraina ha causato la chiusura del porto di Mariupol, dal quale partono molte delle navi destinate a Monfalcone con le bramme d’acciaio per gli impianti di Porto Nogaro.
Il traffico di prodotti siderurgici interessa direttamente il Gruppo Cosulich e il presidente e Ceo Augusto Cosulich era proprio a Kiev per discutere la questione con i partner ucraini di Metinvest. «Sono rientrato in Italia ieri, con l’ultimo volo prima che bloccassero lo spazio aereo. Un po’ di fortuna ci vuole sempre. Ma sono profondamente triste, perché da questa guerra non usciranno vincitori. Tutti noi perderemo». Queste le parole di Cosulich, rientrato in azienda a monitorare la situazione. Le ultime notizie in tempo reale e trasferite a AdriaPorts parlano di una nave in attesa al porto di Mariupol che doveva partire entro oggi verso Monfalcone. Si tratta di un carico da 4000 tonnellate di acciaio che sta per essere rizzato ma, con ogni probabilità, la nave resterà in porto. I russi, infatti, hanno bloccato lo stretto di Kerč’, trasformando in una specie di lago il Mar D’Azov, dove è comunque sconsigliabile navigare a causa di scaramucce tra imbarcazioni militari russe e ucraine di piccole dimensioni.
Il porto di Mariupol resta dunque chiuso, mentre alcune navi destinate a Monfalcone sono già in viaggio e altre stanno giungendo dal Baltico, con carichi di acciaio dalla Russia. L’attenzione è ora rivolta a capire cosa succederà alle navi previste in partenza nei prossimi giorni.
«Sono davvero molto triste – commenta ancora Augusto Cosulich – stavano passando dei giorni meravigliosi di sole e poi è accaduto ciò che nessuno di noi pensava. Tutti noi perderemo con le ripercussioni sui prezzi, dall’energia al mercato dell’automobile. Mi sembra incredibile che sia potuto accadere qualcosa di simile nel 2022».
Il porto di Monfalcone è uno dei protagonisti suo malgrado di questa guerra in Ucraina perchè è la banchina che, con più di 1 milione di tonnellate l’anno rifornisce i quattro laminatoi di acciaio a San Giorgio di Nogaro. Dopo le operazioni di allibo le navi raggiungono Porto Nogaro, ancora penalizzato dalla scarsità di fondale. Per questo motivo queste sono ore di forte preoccupazione, sia per le conseguenze sulla produzione che interessa il Friuli Venezia Giulia che per le forti ripercussioni su un traffico che lo scalo – da poco sotto il controllo dell’Autorità portuale di Trieste – stava riprendendo in grande stile con ottime proiezioni per l’anno in corso.