VENEZIA – Nuovi escavi, riduzione della velocità delle navi e “limature” ai bacini evoluzione per consentire maggiori pescaggi ai vari terminal di Porto Marghera.
Sono queste, in estrema sintesi, le soluzioni che L’Autorità portuale intende portare avanti per risolvere l’annoso problema della convivenza tra attività commerciale e ambiente, in una situazione delicata come quella di Venezia e della sua laguna. Gli elementi sui quali progettare il futuro del porto sono emersi oggi nel corso dell’evento: “Sviluppo del porto e tutela della Laguna: un equilibrio sostenibile è già possibile”. L’appuntamento è servito a presentare la conclusione dello studio “Channeling the Green Deal for Venice”, del valore totale di 1,7 milioni di euro e cofinanziato dalla Commissione Europea. «Va sottolineato che si tratta di una manutenzione, non stiamo riponendo nuovi canali e nuovi scavi. Vale anche per il Canale Vittorio Emanuele, dove si scaverà per ridargli una vita. Rivitalizzare il porto – ha detto Alessandro Santi, relatore al convegno e presidente Federagenti – è l’unico sistema per rivitalizzare Venezia».
Porto e sostenibilità, un binomio che l’Autorità di sistema portuale del mar Adriatico settentrionale ha presentato attraverso i possibili sviluppi per rendere più sostenibile l’attività portuale veneziana. La conferenza fa parte della Biennale della sostenibilità 2023 – L’era del Mose, una serie di eventi organizzati dalla Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità. Dopo i saluti istituzionali portati da Filippo Marini, comandante del porto di Venezia, da Massimiliano De Martin, assessore all’urbanistica del Comune di Venezia e da Elisa De Berti, vicepresidente della giunta regionale, i lavori sono entrati nel dettaglio. Dapprima sono stati rappresentati i numeri che formano il cluster portuale, che consta in 1580 aziende, 21.175 addetti diretti, per 6,6 miliardi di valore diretto prodotti. Per quanto riguarda le merci, nel 2022 sono stati 24,61 milioni di tonnellate, mentre i passeggeri sono stati 371.486.
Lo studio “Channeling the Green Deal for Venice” ha portato un approccio integrato per la laguna e il territorio, studiando idrodinamica, navigazione, infrastruttura e creando un ambiente immersivo 3d su ciò che si trova al si sopra e al di sotto dell’acqua. Da qqui lo sviluppo di un software in grado di riprodurre la navigazione, procedendo così per step utili a capire le soluzioni ottimali in relazione alle condizioni della morfologia lagunare. Le soluzioni che sono emerse riguardano quindi un duplice aspetto, gestionale e legato alle infrastrutture per proteggere la laguna, in maniera da abbassare il tasso erosivo dei passaggi. Quindi, oltre a un abbassamento della velocità media di passaggio delle navi nel canale Malamocco-Marghera, grazie al simulatore si è stabilito di proteggere le sponde con strutture morfologiche (barene) in grado di limitare i danni.
Al termine della tavola rotonda con rappresentanti del mondo marittimo, le conclusioni da parte del presidente dei porti di Venezia e Chioggia, Fulvio Lino di Blasio: «Facciamo sul serio. La crescita sostenibile del porto è già possibile nell’equilibrio tra sviluppo delle attività economiche e tutela della laguna. Lo dimostrano i risultati dall’elevato valore scientifico prodotti dallo studio “Channeling the Green Deal for Venice” che si basa su 24 mesi di collaborazione dell’Autorità, affiancata da Capitaneria, Piloti e Rimorchiatori, con alcuni tra i maggiori esperti mondiali in opere idrauliche, coordinati dal Danish Hydraulic System. Le indicazioni proposte dal team di ricerca, che si concentrano sulla necessità di ridurre la velocità del naviglio e sulla realizzazione di minime modifiche infrastrutturali lungo il canale Malamocco-Marghera, permetterebbero di triplicare l’operatività della principale via d’accesso al porto di Venezia, di migliorare la sicurezza e di abbattere del 50% i fenomeni di erosione dei fondali e di sospensione del sedimento causati dal passaggio delle navi».